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Svista enorme

Ecco quanto mi è accaduto un’ora fa.

Io sono in chiesa affinché un frate sacerdote sia sempre a disposizione per ascoltare le confessioni, per benedire, o altro, inerente al complesso di compiti assunti dal sacerdote durante la sua “ordinazione” o, meglio, la sua santificazione con l’imposizione delle mani del vescovo: messa, sacramenti, lettura del vangelo, accompagnamento spirituale, benedizioni.

Entra in chiesa un giovane, mi si accosta, e mi chiede “lei è sacerdote?” Evidentemente io immagino che lui desideri confessare o altra prestazione sacerdotale. Risposta: ”Si sono sacerdote, che cosa desidera?” Lui: ”Mi dà un euro?” Dopo anni di preparazioni di studio, di esercizi, sono sacerdote per dare un euro! Ecco a che cosa è ridotto il sacerdozio nella mentalità di certuni. Rispondo negativamente. E il giovane: “Lei è sacerdote e non mi da neppure un euro!”. Mi venne da  sbuffare. Mi trattenni. Guardai bene in faccia il giovane e mi allontanai.

Ecco l’ufficio sacerdotale ridotto a salvadanaio per sborsare. La mentalità: i preti sono ricchi e sono obbligati a sborsare. Per il vero bene che possono donare, non sono molto considerati.

Forse questa considerazione è anche conseguenza di un certo modo di comportarsi dei sacerdoti: troppe attività collaterali (gruppi, conduzioni economiche, attività sportive, ecc.) fanno pensare più a un organizzatore o a un manager, che a un dispensatore dei misteri di Dio, più a un benestante che a un popolano, che lavora per Dio e per gli uomini.

12 luglio 2013