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Figli e basta!

Davanti a Dio, “vostro Padre” (a detta di Gesù, e non “Padre adottivo”!), non esistono figli di prima o di seconda categoria. E’ vero che tra i figli del Padre, uno è nato nell’eterno, e gli altri sono nati nel tempo in  attesa di essere, essi pure, indiati dentro l’Eterno. Però figli sono e figli restano, perfino quando sono fuorviati o degeneri, come il figlio cosiddetto “prodigo” (insensato uso della parola “prodigo”!).

La traduzione di “figlio adottivo”, per il figlio della “huiothesia”, non è del tutto esatta. Essa indica invece “figlio riconosciuto”, figlio posto nel suo rango.

Forse ci si dimentica un uso molto diffuso nell’impero romano, ai tempi di S. Paolo. Infatti allora ogni creatura che nasceva in una famiglia, generata dalla moglie o dalla schiava, acquisiva tutti i diritti di figlio, quando il padre alzava nelle sue braccia il neonato. Da quel momento, i figli, anche quelli che oggi diciamo legittimi, erano riconosciuti come figli autentici della famiglia (la gens).

Il battesimo per immersione, usato fra gli Ebrei, fu assunto dai Cristiani.  Nell’uscire dall’acqua essi entravano a far parte della famiglia di Dio, l’Eterno, tramite la partecipazione alla risurrezione di Gesù.

Al battesimo di Gesù, una voce riconobbe Gesù come suo: “Questo è mio figlio!” Anche Gesù, dunque, ebbe il riconoscimento solenne, autentico.

Sulla scia di questi avvenimenti, nella lettera di Giovanni leggiamo che siamo figli: ancora non ci accorgiamo bene di ciò che siamo, ma lo scopriremo, quando guardando il Padre, vedremo in noi il riflesso vitale ed esistenziale della sua “personalità”.

GCM 06.10.13