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Cristiani dopo morte

Di tanto in tanto assistiamo a funerali religiosi (anche quelli di Stato, svolti in una chiesa, dove si notano molti volti autorevoli, che non sanno pregare!).

Non è raro il caso che persone per nulla praticanti se non addirittura contrarie all’etica e alla verità cattolica o cristiana, vogliano i funerali religiosi. Si ha l’impressione che diventino cristiane solo dopo morte.

Almeno l’imperatore Costantino, per non essere disturbato nelle sue mire, non sempre sublimi, rimandò il proprio battesimo a prima della morte. Volle morire cristiano, sebbene non avesse vissuto cristiano.

Ma questi “cristiani dopo la morte”, quale idea si sono fatti del funerale cristiano o cattolico? Intendono un rito o una salvezza? E i parenti di questi non praticanti, quando pretendono il funerale in chiesa, lo esigono perché si sono convertiti? Infatti anche le esequie cristiane sono momento e segno di conversione.

Il funerale di un credente è incentivo alla gioia. Il defunto è vivo ed è entrato nella “gioia del suo Signore”. Perciò il funerale cristiano non può essere accompagnato da campane a morto, né da marce funebri. Esso indica l’entrata nella gloria del Padre.

Gli addobbi funebri, adoperati nelle chiese, sono una patente mancanza di fede e di speranza.

“Tuo fratello risorgerà” dice Gesù. E la sorella del morto, pur in lacrime, afferma: “So che risorgerà nell’ultimo giorno!”. Questa è la posizione del pianto cristiano davanti alla morte di una persona cara. Se poi siamo certi che l’ultimo giorno è ogni giorno, allora il nostro pianto si trasforma in gioia.    

GCM 14.12.13