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G19  Speranza incentivo di gioia

Nella concezione e nell’esperienza dello sperare, si annidano incertezze e tensioni, verso un futuro, desiderato sì, ma incerto.

Nel capitolo 15 della Lettera di Paolo ai Romani, troviamo la speranza come fonte di gioia.

“Il Dio sperato vi riempia di ogni gioia”: dice il testo. Dopo aver ricordato che anche gli esteri, gioiscono insieme con il popolo (v. 10), e dopo aver ricordato che la salvezza di Gesù è per tutti i popoli (v. 11), perché “le genti spereranno” nel Salvatore (v. 12), Paolo scrive: “Il Dio sperato, vi riempi di ogni gioia e di pace nel credere, affinché sovrabbondiate nella speranza, attraverso la potenza dello Spirito Santo” (v. 13).

Quindi la speranza cristiana non è ansiosa, perché si fonda su quel Dio, che è oggetto della nostra speranza. Gioia causata dallo sperare. Lo sperare cristiano, si sa, è un mero attendere l’avverarsi di un futuro certo.

Lo sperare in Dio è già un godere Dio. Il motivo è ovvio: lo sperare in Dio è azione dello Spirito Santo in noi. E lo Spirito produce sempre i frutti della gioia e della pace.

Ma per godere la gioia della speranza cristiana, è richiesto il saper attendere. E l’attendere stesso è gioia. Saper attendere coincide con il saperci abbandonare a Dio, appoggiati e basati sulla promessa di Gesù.

La gioia nello sperare ci aiuta a distinguere la speranza terrena, quella della “carne”, dalla speranza in Dio. Quella teme di restare delusa, questa è sicura dell’avverarsi della promessa di Dio.

Non per nulla S. Paolo, ricordando l’esperienza di Abramo, conia la frase: “Sperare contro la speranza”. Uno sperare a tutti i costi, superando le strettoie della speranza umana.

Noi parliamo di gioia sicura, proprio perché speriamo nel Dio, che non delude

08.05.14