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G04 Gioia non rapibile


 
Io vi rivedrò, il vostro cuore si rallegrerà, e la vostra gioia nessuno ve la può rapire (Gv 16, 22b).

Tre sono le verità, che Gesù ci trasmette attraverso il Vangelo di Giovanni: Gesù che riappare, il cuore che gioisce, la gioia che non può essere rapita.

Gesù, creduto ormai perso, a causa della sua morte in croce, invece ritorna vivo, anzi sarà ancora visibile ai suoi. Gesù, in questo brano, non pone in luce l’esser visto, ma il suo vedere. Essere visti da Gesù produce allegrezza. Forse a qualcuno non interessa esser guardato da Gesù: passa davanti al tabernacolo o davanti all’altare, durante la messa, e non s’accorge di esser veduto da Gesù: non gli interessa lo sguardo di Gesù. La bellezza di molte icone sta negli occhi di Gesù, che guardano chi lo guarda.

L’allegrezza è il secondo tratto della frase riprodotta da Giovanni. L’allegrezza sgorga dal fatto di essere guardati da Gesù. E’ un’esperienza quotidiana, di chi entra in una chiesa (s’intende per entrare in chiesa, non nel museo, o in una sala da concerti… come spesso avviene perfino durante certe messe cantate): sentir la gioia dello sguardo bellissimo di Gesù e del suo contatto.

Il terzo elemento è ancora gioia. Siamo solo noi, che ci lasciamo rapire la gioia, perché altri non sono in grado di rapirla o di sostituirla, una volta che abbiamo gustato la dolcezza di quello “sguardo”! Si dice: “Non lasciatevi rapire la speranza!”. Perché la speranza è un coefficiente di quella gioia che nessuno, senza nostro permesso, ci può rapire.

29.04.14