HOME

Home > ITINERARIO e PSICOLOGIA > Articoli 2014 > G03 Gioia perché cristiano

G03 Gioia perché cristiano
 

Io sono cristiano semplicemente, o io sento la gioia di essere cristiano? Sono frate, o sento la gioia di essere frate? Sono prete, o vivo la gioia di essere prete?

È vero che senza nostro merito ci siamo trovati cristiani. Ma poi ho scoperto la gioia di essere come sono? Gioia, non orgoglio, perché l’orgoglio cancella ogni gioia.

Si nota come, nella Scrittura, il rallegrarsi è rivolto alla povera gente, per indicare il modo di uscire dalle difficoltà. Rallegrarsi perché arriva il Signore che libera prigionieri e affamati.

Le beatitudini del Vangelo proclamano beati (capaci di gioia!) coloro che sono in difficoltà. Essi, i poveri, gli umiliati, devono prendere coscienza della loro beatitudine, proprio perché sono poveri. Devono dalla loro povertà ricavare la gioia. Gioire della povertà stessa. È l’assurdo dell’amore di Gesù.

Se il povero perché povero deve gioire, quanto più il cristiano deve gioire perché cristiano.

Se il povero nella povertà trova la beatitudine del regno dei cieli, quanto più il cristiano, nell’intimo della propria struttura di salvezza acquisita, può e deve trovare la beatitudine del Regno dei Cieli.

Se poi il cristiano deve patire insulti o derisione per la sua fede in Gesù, la sua gioia è pari a quella dei profeti, che parlarono in nome di Dio.

Ritorna quindi la domanda: provo la gioia di essere cristiano? La mia posizione è quella di Maria, ossia del Magnificat, della gioia di essere di Gesù, come Gesù è mio, entrato liberamente nella mia vita? La gioia, in Gesù, nell’essere con lui figlio dell’unico Padre, dimenticando ogni dipendenza dal padre carneo, o da chi pretende di farne le veci?

29,04.14