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Canto e santità

Nel numero 49 della Lumen gentium, è inserito un particolare, che attiene alla santità: “Comunichiamo nella stessa carità di Dio e del prossimo e cantiamo al nostro Dio lo stesso inno di gloria”; sia pure in grado e in modo diverso.

Mi colpisce quella “stessa carità di Dio e del prossimo”, che è un chiaro ricordo dello Spirito Santo, unica anima trinitaria e del Corpo di Gesù. Soprattutto mi ha sollecitato il ricordare il canto dell’unico inno. La santità è inno a Dio, l’inno che unisce i santi. Non è solo inno, ma inno di gloria, ossia degno della divinità. Non è solo l’inno che sale dalle creature, ma è l’inno di gloria, ossia quello che da Dio si inserisce nel cuore dell’uomo. E’ il canto “degli angeli”, divenuto canto della Chiesa, il quale si inizia oggi per eternarsi.

E’ quell’offrire i nostri corpi, la nostra umanità: che, offerta, diventa lode.

L’inno è globale, investe presenti e passati nel tempo, eppure forma l’unica grande sinfonia a Dio. Paolo ricorda che la preghiera è materiata di “salmi, inni e canti ispirati, cantando e inneggiando nel vostro cuore al Signore” (Ef 5, 19). Questo avviene perché si è ricolmi di Spirito Santo, ossia della santità di Dio effusa in noi, quando usiamo la musica, come supporto di preghiera e di lode.

La santità si esprime quando si compone musica indirizzata dalla fede e alla fede. Il canto in nota, variamente eseguito, e anche la  cantillazione dei salmi in comune. Allora si prega, si vive la comunità nel cantare assieme, però anche - e non è poco - si vive la santità, che accomuna tutta la Chiesa.
     Inno è santità, come la santità è inno, trascinato dallo Spirito nel Padre. Et himno dicto …

GCM 08.11.13