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Battesimo nello Spirito

Gesù incontra Giovanni il Battezzatore. Questi distingue subito la propria attività religiosa e ascetica da quella di Gesù. Personalmente egli si riconosce come un sottoservo, indegno di interessarsi dei sandali del padrone. Lui servo, Gesù Signore. Ma soprattutto come attività di profeti mentre Gesù battezza nello Spirito e nel fuoco. Nell’acqua ci si immerge per essere purificati. Lo Spirito, fuoco, consuma e trasforma.

Il battesimo è immersione, come lo stesso vocabolo suona, soprattutto nell’uso greco. Perciò Gesù immerge i suoi “battezzati” nello Spirito, nel fuoco.

Questo fuoco, in cui si tuffa il battezzato è meglio specificato alla fine del Vangelo di Matteo. “Andando dunque fate discepoli tutte le genti, immergendole dentro la realtà intima del Padre e del Figlio e del Santo Spirito”. Qui si ricorda l’immersione (baptizontes), ma non l’acqua. È sempre immersione, ma in un “elemento” nuovo: Dio, esplicato nel suo triplice essere, sintetizzato in unica essenza (nome, onoma).

È un battesimo del tutto inedito, nel quale il riferimento alla “materia” (acqua) è indirizzato a una realtà immateriale: la stessa “essenza” (nome) di Dio.
Il rito ebraico (e non solo ebraico) della purificazione attraverso l’acqua, è superato, sebbene la chiesa primitiva conservò alcuni riti degli Ebrei. Così l’acqua divenne un elemento necessario, sebbene interpretato, anche da Paolo, come ricordo di Gesù.

Più tardi con l’assunzione filosofica del “materia e forma” quale costitutivo di tutta la realtà, si è voluto applicare il “concetto” (non la realtà) anche al battesimo nel “nome” di Gesù.

24.02.14