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G02 Gioia e liberazione

Pietro e Giovanni, così troviamo scritto nella Storia degli Apostoli, invocarono la persona di Gesù su uno storpio, al quale si raddrizzarono le gambe. Non l’avessero mai fatto! Da quel fatto nascono conseguenze serie. Si allarmano i capi del tempio, dove i due discepoli parlano di Gesù, e li catturano per giudicarli del loro “mal”-fatto e della successiva spiegazione.

Ed ecco il tribunale … e il tribunale religioso di allora, dal quale spesso si usciva per essere lapidati. Come accadde a Stefano.

I due commettono anche l’errore di dire che Gesù era in cielo. “Blasfemia” marchiana, perché solo Dio è in cielo. I due sono interrogati soprattutto su un punto, del quale i sacerdoti avevano piena autorità, quella che li autorizzava a lasciare il permesso di parlare nel tempio. I due sono in pericolo, quindi, e perché parlavano nel tempio senza il permesso, e perché parlavano di quel Nazareno, condannato a morte, come bestemmiatore, perché s’era arrogato la licenza di proclamarsi Dio.

I due se la cavano, dicendo che per loro era più importante obbedire a Dio, che ai divieti dei Sommi Sacerdoti. E l’obbedire a Dio consisteva semplicemente nel dire ciò che avevano visto. I Sacerdoti furono costretti a liberare i due, perché la gente stava rumoreggiando.

Liberi, i due si recano dai loro, ed esplode la gioia cristiana, che non trova modo migliore di esprimersi, che con la loro preghiera di lode e di ringraziamento.

Ecco: gioia e preghiera: gioia è gratitudine. La vera gioia si congratula con Dio. Non con una preghiera imparata, ma con una preghiera inventata lì per lì. La preghiera di lode e di ringraziamento si completa con la richiesta di aver forza per parlare ancora di Gesù.

28.04.14