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Sangue e Risurrezione

Quanta tristezza nel leggere le parole che indicano come “grumo di sangue” da buttare l’ovulo umano!

Quella signora (?) che parla così, non sa quanti grumi di sangue sono usciti dalla mia pancia, quando mi hanno operato. Però c’è un’enorme differenza tra il mio grumo di sangue e “quel” grumo di sangue. Dal mio non è nato nulla di umano. Da “quel” grumo di sangue doveva nascere un bambino o una bambina.

La tristezza nasce anche dal fatto che una donna disprezza tanto il frutto del ventre di una donna. Infatti ci troviamo davanti al mistero della vita. Sappiamo che il nostro Dio è il Dio della vita, e tutto quanto concerne la vita concerne Dio stesso.

Gesù quando rivendicò la realtà della risurrezione, mise questa in relazione con il Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe, ossia con il Dio dei vivi. Chi vive è relazionato a Dio. Secondo diversi gradi di vita. Il più alto, in questa terra, è la vita dell’uomo. La mia vita continua a meravigliarmi: quando assaporo comunque il mio vivere, mi imbatto in una realtà meravigliosa. Realtà divina, che non cessa di commuovere.

E commuove ancora di più, quando questa vita è destinata a eternarsi con la risurrezione. Eternare questa vita, non credere che solo l’anima è immortale (beato Aristotele, che cosa ti è saltato in mente?). Questa idea dell’anima immortale, cara a chi immagina l’Ade, non coincide con la realtà di Gesù Risorto, e con  la nostra risurrezione in lui!

Lo Spirito che risuscita, contagiandoci di se stesso, ci riporta nelle dimensioni ultime di quel Gesù, che ci ha assimilati a sé. “Voglio che dove sono io, là siano anche coloro che credono in me!

GCM 10.11.13