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G16 Gioia esplosa

Se desideriamo trovare una preghiera che scoppia di gioia, è necessario incontrare il salmo 125. Nella tradizione cristiana incontriamo anche la “gioia pasquale”, intesa, purtroppo in molte maniere, alcune delle quali sono rinchiuse nel “Risus paschalis”, dove si confondono gioia, divertimenti, lazzi e schiamazzi (eco dei quali si possono leggere nel libro dell’autore vicentino “Libera nos a malo”).

Il Salmo 125 può entrare tranquillamente nella bocca del cristiano che prega, quando rammenta di essere stato liberato da Gesù, e unito alla risurrezione di Cristo.

Una versione poetica italiana si può leggere nei salmi tradotti dal Turoldo.

“Quando il Signore ci liberò dalla schiavitù, ci sembrava di sognare. La nostra bocca si riempì di risate, la nostra lingua fu piena di tripudio. Perfino i pagani dicevano: “Il Signore ha operato magnificamente con loro”. Sì, il Signore ha agito magnificamente con noi: siamo trasformati in gioia”.

Quando tocchiamo la bellezza dell’opera di Dio, la gioia sprizza da ogni poro. Ma come si fa a costatare l’opera magnifica [operante in grande!] di Dio? Per gli Ebrei, nella circostanza della liberazione dall’Egitto, era facile toccare con mano l’azione di Dio, toccando i propri polsi senza catene, le proprie giornate uscite da comandi opprimenti.

Per noi, si riesce a toccare con mano l’opera di Dio? Toccare con mano Gesù il liberatore? Sentirci, in Dio, un popolo libero?

La fede in Gesù che salva e nel Padre che si rivela con lo Spirito d’Amore, è l’inizio della nostra esperienza di gioia, toccata con mano. La fede, coltivata con l’Eucarestia e con il Vangelo, dentro il gruppo dei credenti, lentamente e sicuramente passa, percorre e permea tutto l’organismo. E produce una limpidezza di vista e un calore di cuore. È l’esperienza della fede.

07.05.14