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Profeti presenti

Erano troppo impegnati a lodare e a scrutare il passato, che non s’accorgevano del presente. È capitato a Gesù, osteggiato dagli scribi e dai farisei, che esaltavano gli antichi profeti, lodando gli uomini famosi del popolo ebraico. Gesù era il grande profeta del loro presente, però gli scribi si impegnavano per farlo uccidere.

Gesù aveva pur avvertito che “qui” (ossia lui in persona) era più grande di Salomone e più grande di Giona. Ma il passato, di cui si gloriavano, impediva ai farisei di accorgersi del presente, che, per essere riconosciuto, esigeva umiltà, non orgoglio.

Anche la nostra vita è sempre attraversata da grandi o da piccole profezie, ma spesso noi le disprezziamo. Le parole semplici di qualsiasi persona, che comunque ci parli di Dio, noi le dimentichiamo. Perfino le pagine del Vangelo scorrono sotto i nostri occhi o scivolano nei nostri orecchi, senza che ce ne accorgiamo. Tutto il Vangelo è profezia presente: ecco qui uno maggiore di Giona e di Salomone. Ma noi evitiamo troppo frequentemente di inciampare nel Vangelo per fermarci in esso.

Tutto è profezia, perché tutto ci parla di Dio. Francesco lo vedeva e lui stesso donava la parola alle cose, per spremere da esse la profezia: laudate il mi Signore.

Ogni azione dell’uomo può sprigionare la profezia, perché la persona umana è plasmata dal Padre. Siamo immersi nella profezia, quella che i poeti svelano, guardando il mondo.

Rieducarci all’ascolto dell’armonia del cosmo è sensibilizzarci alla profezia.

Chissà perché noi troviamo voci nel passato, e non ci accorgiamo delle voci del presente. Come gli scribi e i farisei che, avendo Gesù presente, guardavano da un’altra parte

24.03.14