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Condizionati dal male

Il lebbroso domanda a Gesù di purificarlo. Chiede con delicatezza: “Se vuoi, puoi mondarmi!”. Troppi poveri, sedicenti tali, chiedono con sfrontatezza, con insistenza, con petulanza. Evidentemente questi non sono poveri, perché fanno della loro povertà la fonte di un loro diritto, cioè di una loro superiorità. La petulanza è dei ricchi, che seguono uno “stile esoso”, come ci ricorda la Scrittura.

Gesù risponde al lebbroso “educato” e subito lo tocca. Per i farisei abbarbicati alla lettera della legge di Mosè, chi tocca un lebbroso, considerato un impuro da sfuggire, diventa impuro pure lui. Ebbene, con Gesù, inosservante della legge di Mosè in questo caso, accade il contrario. Gesù tocca il lebbroso, e, anziché diventare “impuro” anche lui, fa diventare puro (mondo dalla malattia) lo stesso lebbroso. La purezza di Gesù è più attiva dell’impurità della lebbra.

Quando si tratta di salvare una persona, Gesù non bada a nessuna legge, la supera. Dove la legge non arriva (guarigione del lebbroso), arriva la forza risanatrice di Gesù.

Gesù non è influenzato dal male, non si lascia condizionare né dal male, né dalla legge che lo “protegge”. E’ più forte.

Mi ricordo di quei cristiani, i quali per non offendere un ateo o un musulmano, tolgono dalle pareti di casa i simboli del cristianesimo, oppure evitano di dichiararsi cristiani quando parlano con un miscredente. Rinunciano alla potenza di Dio dentro di loro, e sono influenzati dal male della miscredenza, agendo secondo il desiderio dell’ateo. Dove sta, in loro, quel Gesù che tocca il lebbroso e … lo guarisce?

GCM 11.01.14