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Orgogliosi della fede?

Ho incontrato cristiani, i quali, quando devono ospitare un musulmano, nascondono immagini e simboli cristiani... per non offendere l’ospite.

E così offendono l’ospite, accogliendolo con una menzogna: “io non sono cristiano”. Perciò l’accoglienza è offensiva, perché menzognera. Invece, è proprio quello il momento della semplicità: “sono ciò che sono”. E se qualcuno mi rifiuta per ciò che io sono, è impreparato a qualsiasi dialogo. Insomma si pretende di essere gentili e si è bugiardi.

Forse un tale modo di agire può indicare la debolezza di chi si nasconde. “Io mi vanto della croce di Cristo”, scriveva Paolo. La debolezza, invece, si adatta passivamente all’altro. Come un’ameba.

Può avvenire che l’ospite musulmano, invitato da un cristiano, entri paludato con le vesti simbolo della sua religione, senza vergogna. L’ospite che accoglie si vergogna di essere se stesso, l’ospite accolto si vanta di essere se stesso. Il cristiano scappa, il musulmano ovviamente trionfa.

L’assurdo si verifica, quando l’ospite musulmano entra nella casa di un cristiano per instaurare un  confronto tra le proprie credenze e quelle dell’ospite. Ma il cristiano non c’è, non si manifesta. E il confronto avviene tra il Corano e il nulla.

Forse è utile ricordare che Papa Benedetto e Papa Francesco, proprio quest’anno si sono preoccupati di dedicare un tempo per rispolverare la fede. Noi, cristiani (?) occidentali, affogati nell’illuminismo e nel relativismo, ormai sentiamo la fede come qualche cosa di estraneo e non significativo. Il musulmano si riconosce nella sua fede, che egli vive significativa, sia per la società, sia per la religione.

GCM 27.04.13