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G12  Gioia permanente

La gioia rimane nelle persone, anche quando chi l’ha suscitata con l’annuncio di Gesù risorto, e, spesso, con segni e prodigi, si allontana.

Chiaramente questo fenomeno si nota dopo la risurrezione di Gesù. Infatti Gesù si presenta risorto; gli apostoli, le donne, altri presenti, ne gioiscono; e poi, quando Gesù si ritira, rimangono talmente presi dalla felicità, che sono eccitati dal bisogno di comunicarlo agli altri. Una gioia che permane, perché Gesù e la sua parola non si arrestano alla superficie delle persone, ma penetrano nel cuore. Il Cantico dei Cantici: “Hai colpito il mio cuore”.

Nel viaggiare di Paolo, troviamo la descrizione di un suo episodio, alla fine del quale appare una frase, che sembra un’aggiunta fuori posto.

Ci troviamo ad Antiochia di Pisidia. La predicazione di Paolo suscita grande accoglienza e altrettanto grande ostilità. Nessuna meraviglia, perché Paolo aveva aderito a quel Gesù, che fu “segno di contraddizione”.

Gli avversari, attraverso macchinazioni, inducono Paolo e l’amico Barnaba ad allontanarsi, perché cacciati dalla città. Una sconfitta in buona regola! I romanzi, che si rispettano, a questo punto avrebbero descritto la costernazione, la rabbia, la ribellione di coloro che avevano aderito a Paolo. Invece il testo, butta lì una frase, che pare fuori posto: “I discepoli erano riempiti di gioia e di Spirito Santo” (At 13, 52).

Rimase la letizia, quasi una scia di luce, dopo il passaggio della Parola di Dio. Però la frase deve essere letta completamente. Quel richiamo allo Spirito Santo non è non intenzionale. La scia di gioia, che permane, dopo la ricezione della Parola di Dio, è lo stesso Spirito Santo che perenna la gioia.

05.05.14