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Misericordia


    È iniziato l’anno della misericordia.

    Il mondo tutto si è ferito. Spesso ci troviamo a costatare una chiesa ferita, dall’interno e dall’esterno.
    Sempre ci troviamo in qualche modo feriti o dalle pretese degli altri su di noi, oppure dalle nostre stesse pretese su noi stessi e sugli altri.

    Le ferite ci indeboliscono, spesso ci opprimono. Chi potrà guarire questa malattia mortale, che soffoca la voglia di vivere?  A chi rivolgerci per guarire le molte diramazioni dell’angoscia esistenziale?

    Gli uomini, e noi stessi, cerchiamo un rimedio. Nella letteratura, nella scienza, nel divertimento, nella psicologia. Si tratta però di un’angoscia che morde l’esistenza, non un settore superficiale della vita. Chi può guarire il nostro stesso esistere?

    Possiamo essere guariti soltanto da chi fa parte dell’esistenza medesima. Ma costui si deve presentare come rifacitore e medico. Un vero medico, non un mestierante della medicina, uno che “sa quello che c’è nell’uomo”. Che sa e che, vedendo la miseria del malato, ci mette cuore nell’azione risanatrice. Mettere il cuore per la miseria, ossia usare misericordia.

    Misericordia per guarire le radici dell’essere ammalato. Inserirsi in queste radici, per sentirle sue, e sentirsi guarito lui, mentre usa misericordia verso l’ammalato.

    Il bisogno di misericordia è condiviso tra chi usa misericordia e chi abbisogna di misericordia.

    S’intende, misericordia per l’ammalato, non verso la malattia che deve essere debellata. Misericordia quindi per il peccatore, non per il peccato. Più si ostacola il peccato, più si usa la misericordia. La misericordia di nostro Padre è dolcezza verso di noi, severità verso il peccato.

    20.03.15