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Santi e preghiera  

Pregare i santi è una perenne pratica nella chiesa. Eppure questo uso forse va chiarito. Pregare i santi o pregare con i santi?

Alle persone care chiediamo che preghino per noi. Lo ripete papa Francesco. In realtà lo scopo delle richieste nel pregare è vario: la salute, la salvezza, l’intelletto, ecc.. La lode a Dio sembra occupi un minimo posto.

Forse non pensiamo che i cosiddetti santi, sono semplicemente i nostri fratelli di fede, che hanno varcato la soglia prima di noi. È bello affidarci a loro per essere aiutati, come facciamo quando ci aggrappiamo al braccio di un amico, quando camminiamo incerti o stiamo per inciampare. Evidentemente il primo dei nostri fratelli è il capo cordata, che, essendo Dio, è assicurato nello scalare.

Con lui ecco la nostra sorella Maria. Certamente questi due fratelli, rivestono compiti importanti e straordinari, ma sempre fratello e sorella sono. Il chiedere il loro aiuto coincide con il fidarsi di loro, accettare ed esaltare la loro grandezza, ed essere orgogliosi con loro per la loro specialità.

Pregare loro e pregare con loro. Perfino la preghiera al Padre è una preghiera che compiamo esplicitamente con Gesù: per Cristo nostro Signore. Nel pregare si apre l’estensione del nostro esserci. Siamo congiunti con gli altri uomini e con le altre donne, con Maria nostra sorella e Madre, con Gesù, nostro fratello e Dio.

La preghiera è la dilatazione della nostra vita nello spazio, nel tempo, nell’eterno. La preghiera non è mai individualistica

08.09.14