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Il bene di tutti

   
      La misericordia di Dio, nella confessione è riconciliazione con la Chiesa. Ossia il peccatore pentito e perdonato è attraversato da una “grazia”, che, attraverso di lui, si espande sulla Chiesa intera. Paolo: se un membro soffre, tutto il corpo soffre! Ossia non sono “affari suoi!”. Però se un membro gioisce tutto il corpo sta bene.

L’aver sottolineato che la penitenza è una riconciliazione, non solo “personale” con Dio, ma anche sociale con la Chiesa, spesso è stato dimenticato.

Se io guarisco, la Chiesa guarisce in me. Se io mi sento sollevato, il mio sollievo alleggerisce la Chiesa. Il bene non si arresta in me, ma diventa un bene sociale. Come bene sociale aumenta il potenziale di salvezza, archiviato e operante nella comunità dei credenti. Suona un po’ stonato, ma non errato, quel richiedere preghiere per una persona deviante (di solito si tratta di figli scapestrati) da parte di una persona che vive nel peccato di ingiustizia, di concubinato, di odio verso i nemici. Se non ti riconcili, non puoi usufruire della forza di tutto il corpo dei credenti.

Una vecchia formula teologica usava il detto “supplet ecclesia” (la chiesa supplisce), quando si mancava a una regola o a un precetto, che era destinato a produrre un bene di grazia. Sotto quella formula si celava, nemmeno molto, la sicurezza di una connessione permanente dei membri della chiesa tra di loro.

Non esiste un bene, attuato all’interno del gruppo dei fedeli, che manchi di connessione comunitaria. Tanto meno la misericordia del perdono.

16.09.15