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Misericordia che crea diritti


      La riflessione sulla misericordia di Dio, che è riversata nel battesimo a nostra salvezza e consolazione, può anche aprirsi ad altre considerazioni, tra le numerosissime, per perseguire la bontà di Dio.

Una può scegliere come oggetto il pedobattesimo da secoli praticato nella Chiesa. La Chiesa per indicare che la misericordia di Dio copre tutto lo scorrere della vita umana, fa scorrere anche sui bambini l’acqua del battesimo, quasi a indicare la presenza dello Spirito fin dall’inizio della vita, come a garanzia che l’amore grande di Dio penetra anche nei bambini per preservarli dal male e per conservarli in Dio.

Un’altra può riflettere su un particolare, che spesso sfugge. È dottrina sicura della Chiesa, che pur di non privare del dono del battesimo colui che ne è disposto, chiede a chiunque, nei momenti di necessità, di diventare ministranti del battesimo.

Ricordo la mia levatrice, che ricordava con soddisfazione di aver amministrato il battesimo fin nel grembo materno a bambini che non si sapeva se fossero riusciti a uscire, data una condizione grave. Però la misericordia va oltre; non solo ai credenti, ma anche ai pagani e ai miscredenti si chiedeva di battezzare, qualora altri non fossero in grado, alla sola condizione di “fare secondo le intenzioni della chiesa”.

Mi sembra utile concludere queste alcune, brevi e povere riflessioni sulla misericordia di Dio, donata attraverso il battesimo, di dire che il figlio di Dio, costituito dalla misericordia, ha sempre il diritto completo di figlio. La misericordia di Dio non è un faticoso degnarsi di non escludere l’uomo dalla propria  bontà, ma è felice di donare tutte le facoltà di figli nella pienezza dei loro “diritti”. Paolo: coeredi con Cristo.

10.09.15