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Tradire l’amore

Il nostro peccare è tradire Dio nostro Padre.

L’emblema evangelico del tradimento è Giuda. Giuda usa i segni dell’affetto per tradire Gesù: lo bacia. E Gesù, in quel tragico momento, gli ricorda l’affetto che intercorreva tra loro due: “Amico, perché sei venuto!”. Il tradimento si articola sul rapporto affettivo. Se due non si amano, il tradimento avviene sulle cose, sul sesso, sul patrimonio. Però il tradimento più cocente è sull’amore.

Quando Gesù vuol ristabilire lo screzio avvenuto tra Pietro e lui, durante la Passione, lo ristabilisce sull’amore: ”Pietro, mi ami più di costoro?”. Più di quelli che sono spariti, che “soltanto” si sono defilati. “Mi ami” è la ricomposizione affettiva, la armonizzazione dei cuori.

Il nostro peccare autentico, non è l’inosservanza delle leggi (comandamenti), ma il disprezzare Colui che le indica, e le indica per amore, quando indicando il percorso dei comandamenti, sottolinea quel “Io sono il Signore!”.

A me, a noi, Dio continua a dire: “Io sono il Padre!”. Quella paternità, sulla quale Gesù ha insistito. Il peccare è tradire l’amore. Il rimettere il peccato parte dall’amore: “Pietro, mi ami?”
Le nostre confessioni sacramentali, spesso si riducono a un bucato psichico, a una ricerca di pace, a un rito che tranquillizzi. Ma ci dimentichiamo che è una ricostruzione dell’amore, e che il peccato è, prima di tutto, un tradimento dell’amore di Dio.

Spesso ci accostiamo al sacramento della riconciliazione per la paura di essere fuori regola, anziché per il bisogno di amore: di Dio e nostro.

GCM 03.08.14