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Noi, dono del Padre 

Il Padre ha amato il mondo così da donare il Figlio. Questo Figlio viene, non per condannare, bensì perché il mondo sia salvato tramite lui.

Quindi la presenza di Gesù, Verbo divenuto uomo, è per la redenzione del mondo. Evidentemente lui “divenne uomo (carne)”, e lo fece “carne” sua madre, Maria. Detto con esattezza anche filologica, lui non si fece carne, ma carne lo fece solo la madre: solo la madre, che non conobbe uomo. Lei fu la “fattrice” (per dirla con Dante) del Verbo, che “divenne” o “fu” carne-uomo. Paolo dice: “Fatto da donna” (Gal 4, 4).

La presenza di Gesù, dono del Padre, ha lo scopo e la missione di “salvare” il mondo. È innestato dentro l’umanità (per usare i termini paolini) per far sorgere e sviluppare da essa un’umanità rinnovata.

Questo innesto di Gesù, cessa con la sua morte? Il dono del Padre è effimero? Eppure di Gesù la Scrittura dice: ieri, oggi, e sempre. Come si concilia il suo innesto fisico permanente per la salvezza con la sua morte? È vero che lui ora è risorto. Però è innestato fisicamente nell’umanità?

Ed ecco l’inventiva di Gesù, del Padre, e dello Spirito: Gesù ha assicurato la sua permanenza “fisica” nell’umanità, creando il “prolungamento” della sua corporalità, nella Chiesa, Corpo di Cristo, e, in essa, anche nell’ Eucarestia: “Questo è il mio corpo dato per voi”. La Chiesa è il prolungamento nel tempo dell’innesto di Gesù lungo i secoli, per realizzare il suo salvare gli uomini.

La Chiesa si realizza in ciascun credente. Noi, credenti, siamo il prolungamento nel tempo, del Salvatore, divenuti noi stessi, oltre che salvati, anche salvatori.

06.04.16