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 Il dialogo del perdono


        Dio è sempre in dialogo con le sue creature, a iniziare dalla loro creazione. Il dialogo si intensifica con Mosè e con Israele. Esso si specifica in Gesù e il Padre, specificità che Gesù Risorto trasmette alla sua Chiesa.

L’apice e la fonte del dialogo del Padre con noi figli, si acuisce nel mistero dell’Eucarestia, centro di tutte le attenzioni del Padre per noi, si allarga nella stessa sacramentalità della chiesa. Ogni espressione della chiesa è una battuta del dialogo del Padre con noi. La Chiesa, realtà profetica, in tutte le sue manifestazioni, esprime il parlare di Dio con noi, e di noi con Dio.

Si sa che l’Eucarestia si espande in ogni sacramento. Perciò anche nel sacramento della Riconciliazione, dove il dialogo di Dio con l’uomo, si incarna nel semplice dialogo tra due cristiani, i quali realizzano il dialogo con Dio in un dialogo tra due o più persone, delle quali una ha l’ardire (o meglio: l’umiltà) di assolvere in nome di Dio stesso: “Ti assolvo nel nome (con la potenza!) del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”.

Si tratta o di un’incoscienza, o di un ardire (in nome di Dio! E chi sono io?), o di vera umiltà davanti alle disposizioni di Dio stesso.

In questa atmosfera, sotto questa prospettiva dialogica, quale significato può assumere la confessione sacramentale (= dialogica!), vista “per modum judicii”? Qui un giudice, là un reo. Due piani diversi, quando Gesù ci ricorda che uno solo è il Padre, voi siete tutti fratelli.

È bello sentire e vedere la confessione come dialogo di due fratelli, che si perdonano a vicenda nell’abbraccio del Padre.

31.03.15