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… così in terra


     La nostra preghiera cristiana è sempre trinitaria. Altre preghiere possono esser fatte dall’esterno di Dio. Noi preghiamo all’interno di Dio.

La nostra preghiera, e perciò la nostra vita, sono intime alla “convivialità” della Trinità di Dio. Il Verbo è alla pari del Padre e dello Spirito, essendo con essi unico Dio (qui la fede è chiamata a confidare cordialmente). Noi siamo assunti in Gesù, nel Verbo. Il nostro pregare è trovarci al livello di Dio. Non sappiamo come. Eppure il Padre gode di averci innalzato a sé.

Conviviali in Dio, o, come dice Paolo, “domestici Dei”, familiari di Dio. La nostra povera preghiera non è sollecitare Dio, ma l’accorgerci entusiasta delle opere di Dio, in noi, nella Chiesa, nel cosmo. Questa preghiera “dal di dentro”, non occorre sia sempre pronunciata, perché essa si identifica con il nostro essere.

L’essere secondo Dio, nel suo volere – come ci insegna Gesù – è già preghiera continua, “offerta delle nostre umanità” a Dio, come ci insinua Paolo.

Così, come ci esalta immensamente il nostro Dio (sia santificato il tuo Nome: esaltazione affettuosa del Padre, che è nostro), così ci si accorge che la grandezza di Dio arriva a noi come sublimità (venga il tuo regno), e troviamo che l’immensità e la bontà della Trinità, è già qui in noi: come in cielo, così in terra.
L’immersione di fede, di orgoglio, di esaltazione in Dio, oltre a svolgere il compito di restare a bocca aperta (prima parte della preghiera) è anche contemplazione non solo del Padre, nel convivio trinitario, ma anche di noi, piccoli e peccatori, all’interno di questo “convivio”.

Il Padre Nostro è immergerci in Dio, per ritrovare noi stessi

02.03.16