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Grazie  


       Sappiamo che la vita cristiana è imperniata sull'Eucarestia, ossia sul ringraziamento continuo, che è diventato sacramento e Gesù.

Eucarestia, è un continuo attestato di gioia (charis), per la grazia (charis) regalata. Un cristianesimo codino e serioso non è autentico.

Io sono rallegrato, quando un bimbo in chiesa, durante la messa, corre o grida. Egli impartisce un tono di festa innocente a tutti i presenti (assemblea? Come mai la famiglia di Dio, la quale si incontra, diventa una regolata assemblea?).

L'Eucarestia è un'azione circolare: da grazia ricevuta a grazia restituita. In italiano accanto al ringraziare, usiamo un “rendere grazie”, una restituzione di gioia.

Il latino accanto a “gratiam habeo” (sono riconoscente, dentro di me provo sentimenti di gratitudine) recensisce un “gratiam agere” muovere grazia, fare grazia. L'italiano “rendere grazia” ricorda il beneficio, ossia guarda alla persona che ha donato.

Accanto a questo guardare al benefattore, impariamo dai salmi a “benedire Dio”, ossia a riconoscere il bene, che Dio compie.

S. Francesco coglie questo gioioso riferimento a Dio, con il suo “laudato si'”. Non è un semplice dar lode a Dio, ma un sentire che la lode appartiene al Padre. Non è solo un “laudate il Signore, creature tutte”, ma un accorgerci che ciò che noi riconosciamo a Dio, è già di Dio: “Tue so' le laudi, la gloria et l'honore, et onne benedictione”.

Raramente mi ricordo che il cristianesimo è un tripudio, sempre, fino alla morte. “Laudato si', mi' Signore, per sora nostra morte corporale, da la quale nullu homo vivente può skappare”. Ricado in me, quando dimentico di “laudare” e di “rengratiare”.

12.07.15