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Amare e osservare


     “Perché ti manifesti a noi e non al mondo?” è una domanda rivolta da Giuda (non il traditore) a Gesù.

Il greco recita: “Signore, che cosa è accaduto perché stai per manifestarti (sei prossimo a manifestare) te stesso a noi e non al mondo?”. Ci troviamo quindi sulla soglia di una futura manifestazione. Il testo segue una serie di parole di Gesù: “Non vi abbandonerò orfani, verrò presso di voi. Ancora un po’ e il mondo non mi vedrà più. Voi invece vedrete me, poiché io vivo e voi vivrete. In quel giorno voi conoscerete che io [sono] nel Padre mio e voi in me e io in voi. Chi possiede le mie esigenze e le osserva, quello è colui che mi ama. Chi è amato da mio Padre e io lo amerò e a lui manifesterò me stesso”.

La risposta di Gesù a Giuda sembra non essere in asse con la domanda, perché Gesù a una domanda specifica risponde: “Se qualcuno mi ama, osserverà la parola mia”.

In realtà la risposta è all’interno di un’atmosfera di amore. Amare precede l’osservare, anzi ne è una conseguenza naturale, perché “osservare la parola” è già inclusa nell’amore. Non tanto la parola pronunciata, quanto la parola che accompagna il battito del cuore, di due cuori che si sono comunque incontrati.

Esiste una simpatia immediata, quando un cuore semplice incontra Gesù, ossia in Gesù incontra Dio, il Padre. Le persone buone, non ancora corrotte dagli influssi ambientali, hanno la percezione immediata di Dio e della sua bontà. Perciò se si incontrano con una persona che ama Dio e vivono la sua vita di amore, entrano subito nella calda reciproca atmosfera dell’amore.

04.05.16