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Preghiere pretenziose

Le nostre preghiere solitamente sono richieste. Chiediamo a Dio di aiutarci. La stessa seconda parte del Padre Nostro, è una richiesta di aiuto. Eppure Gesù, prima di indicarci come organizzare le nostre preghiere, ci assicura che il Padre conosce ciò di cui abbisogniamo, prima che glielo chiediamo. Contraddizione?

La seconda parte, anche come fraseggio, non è tutta richiesta. C’è quel “come noi li rimettiamo ai nostri debitori” che è un impegno piuttosto che una richiesta, allora le richieste della seconda parte non si esauriscono in richiesta, ma sono anche riconoscimenti dei nostri limiti fisici e morali: si chiede perché stiamo prendendo coscienza dei nostri limiti, ma ciò non esclude la lode di Dio, espressa nella prima parte del Padre nostro.

La seconda parte è un inno di confidenza e di certezza nella speranza. Ossia è azione di grazie, assieme con una richiesta.

La preghiera che si inizia con il riconoscimento di Dio, è preghiera che ammira e ringrazia. Proprio il semplice ringraziare infonde in noi la serenità e la gioia. Infatti il ringraziamento è un riconoscere un dono ricevuto. Il dono ricevuto è una chiara manifestazione del benvolere di una persona. Quando ci si accorge che il donatore, che ci vuol bene, è Dio, allora ci si imbatte in un amore infinito, in una dolcezza unica e sublime.

L’abitudine a ringraziare Dio imprime al nostro atteggiamento di preghiera una tonalità solare. Chi pretende non sa ringraziare, neppure nei confronti di Dio. Troppi nostri fratelli cristiani sono dei pretendenti nel pregare. Anche perciò cadiamo in un cristianesimo senza gioia.

23.04.16