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Preghiera sorridente

Il sorriso può diventare un potenziale della misericordia?

Non intendo qui il “sorriso ebete”, che solo Dio sa capire. Tratto qui del sorriso tra persone che s’incontrano.

Do per scontato che l’eterno incontro nella Trinità, è –come troviamo scritto nella letteratura patristica – una “pericoresi” (una continua danza). Parlo del semplice sorriso di quando due persone si incontrano.

Già il semplice sorridere è apertura all’altro. E la prima apertura all’Altro è la preghiera sorridente, che è confidenza con il Padre, con la Trinità. È più facile incontrarci con persone che creano la mutria, che non con persone che sentono la bellezza del pregare, e che si trovano con una faccia illuminata, quando aprono il loro contatto con un Dio, che ama.

Solo i bambini vivono il gioco della preghiera, se gli adulti non li costringono alla musoneria della preghiera, spesso imponendogliela.

Il bambino sta giocando. L’adulto interrompe il suo gioco, perché è ora di dire (dire?) le preghiere. Non sarebbe più facile dire al bambino: “A Dio fa piacere vedere un bambino che gioca.

Adesso, mentre noi preghiamo, tu offri a Dio il tuo giocare”. Ogni azione nostra è pregare, se agiamo con il cuore unito al Padre.
Si tratta di abbandonare la preghiera? No, si tratta di espandere la preghiera, dalle preghiere alla vita tutta. “Offrite la vostra vita come sacrificio a Dio!”

Certamente ci siamo abituati a una preghiera sorridente, poi il sorriso ci resterà stampato e diventerà amenità e sorriso continui.

E poi il sorriso diventerà benedizione di Dio su quanti incontriamo.

11.01.16