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Riconciliazione dinamica

La riconciliazione sacramentale è sì per il ritorno alla gioia del ritorno e della festa (ricorda la parabola del cosiddetto “figlio prodigo”), però non è un fatto chiuso in sé. Il sacramento della riconciliazione non si attua solo per se stesso, ma è aperto ad altro. È un fatto cristiano, che si muove dentro la dinamica globale del Corpo di Cristo.

Troppo spesso si vive questo sacramento come una azione che si conclude al suo terminare, quasicché fosse un assoluto recintato, con regole proprie. Regole che sovente sono interpretate, quasi fossero rivolte solamente al passato: il passato è il peccato, purtroppo sviscerato, non sempre però, con un ossessivo esame di coscienza.

Invece la riconciliazione autentica è rivolta verso il futuro: futuro della totale partecipazione del Cristo risorto e vivente. La confessione è confessione della misericordia di Dio.

Lo sguardo non indietro (peccato), ma in avanti (Corpo di Cristo risorto). Anzi è riportare maggiore vitalità alla chiesa intera, comunicando a tutti la vitalità acquistata, ricuperata, grazie al dono dello Spirito Santo.

Perciò, quando una persona si inginocchia presso il sacerdote, provoca un’esplosione di grazia non solo per sé, ma anche per tutta la chiesa.

Grande è la dinamica di una autentica confessione, vissuta con fede. Essa si attua verso l’Eucarestia e verso la Chiesa, al cuore della quale vive l’Eucarestia. Essa si inserisce nell’eterno, attraverso la purificazione, l’umiliazione e la gioia.

Lo sguardo dinamico ampio nella chiesa, sa interpretare con gioia la “riconciliazione cattolica”.

19.10.13