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Io chiesa

Oggi si presenta a ogni piè sospinto, l’occasione di manifestare la nostra appartenenza a Gesù. Udiamo spessissimo le critiche alla “chiesa”: la chiesa è ricca, ladra, insensibile, falsa, e via di questo passo.

E questa litania la dicono a me, credendo di trovare un tipo consenziente, il quale magari raddoppi la dose.

È arrivato il momento di dire semplicemente: “Perché mi accusi e mi offendi: chiesa sono io. Non credo di essere ricco, ladro, insensibile, falso e via dicendo”. Ma di solito non ci esprimiamo così, abituati da lunga perversa consuetudine a indicare come chiesa, il clero, i vescovi, il Papa. E quelle accuse non mi toccano.

A parte il fatto che quel generico “chiesa” dice tutto e niente, le accuse devono essere decisamente appioppate a un soggetto preciso: “Il tale N.N. è adultero, o sordido”.

A questo punto sono evidenti le parole di Gesù: “chi è senza peccato…”, o anche “la trave del tuo occhio”.

È necessario porre il critico nella sua condizione di povero peccatore anche lui, sapendo che “ogni giudizio è riconosciuto da Dio”, l’unico che conosce il cuore degli uomini.

È evidente che non tutti noi, chiesa di Dio, siamo santi. Ma è anche evidente che, tranne Dio, “nessuno mi può giudicare, neppure tu”,  come si cantava una volta.

Mi fanno sorridere le persone critiche contro la chiesa, e che pure si accostano alla confessione e alla messa. Non riflettono sul fatto che non avrebbero il perdono dei peccati o la presenza salvatrice di Gesù, se non ci fosse quella povera chiesa, tanto criticata, eppure capace di trasmettere il perdono di Dio (di cui abbiamo famelico bisogno) e l’Eucarestia, che salva.

E io m’accorgo dei difetti del cristiano-chiesa, e non dei suoi impensabili benefici.   

GCM  31.05.12