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Misericordia contingentata

Il vocabolo “contingentare” non è tra i più belli e i più armoniosi del dolce idioma, sebbene sia un nipote del latino. Se poi è applicato alla misericordia di Dio, sembra stridere in maniera insopportabile.

Come si può dire contingentata, ossia limitata, la misericordia di Dio? La frase rasenta la bestemmia. La misericordia di Dio è infinita, perché infinito è Dio stesso, che è la misericordia. Eppure...

Chi scorre, anche solo superficialmente, il Codice di Diritto Canonico (il quale, per bontà di Dio, non è stato rivelato dallo Spirito Santo direttamente) là dove si parla di confessori e di confessione - in cui si attua la misericordia di Dio - si sente smarrito di fronte ai cosiddetti casi riservati, alle censure, alle scomuniche, alle sospensioni. Sono tutti deterrenti e obblighi di limitazione per i confessori, i quali devono camminare ben guardinghi nell’esercitare il loro compito di riconciliare con Dio i peccatori.

Evidentemente la prudenza non è mai troppa. Anche il distinguere tra peccato mortale, grave e veniale è dettato da opportunità. E poi la coscienza del peccatore, alla fine, non è parte attiva nel giudicare i propri peccati. Anzi si lascia ai “moralisti” il compito di misurare e pesare i peccati, per vedere se sono leggeri o “gravi”, cioè pesanti. E così si entra nei gineprai dei probabilisti, equiprobabilisti, severità ecc.

Tutte queste regole e queste prudenze, sembrano appropriarsi della misericordia di Dio per, appunto, “contingentarla”.

Fortunatamente la misericordia di Dio rimane libera. Lo si vede nel Vangelo. Dio può servirsi del Codice di Diritto Canonico, ma si riserva anche altre strade.

GCM 27.09.12