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Vangelo accolto

Sappiamo dalla storia degli Apostoli (acta, si diceva in latino) , che Dio indicò a Paolo di recarsi a Corinto, dove si prospettava la raccolta di un buon numero di credenti.

Nel frattempo arrivano a Corinto anche due persone, Aquila e Priscilla, cacciati da Roma a causa del razzismo dell’imperatore Claudio verso il popolo ebreo. Il razzismo è una tradizione dei potenti, o di chi crede di essere potente... o di chi è impotente davanti al “diverso”.

Paolo è accolto dai due. Però non vuole vivere a sbafo: profugo sì, ma non sanguisuga. Perciò si mette a lavorare, nell’arte della tessitura, quella stessa che i due ospiti esercitavano. Non vuol vivere sulle spalle di nessuno, pur essendo ospite e profugo.

I due, cacciati per inospitalità da Roma, non ripetono con Paolo l’inospitalità. Sono più nobili dell’imperatore.

Poi Paolo si rivolge agli Ebrei del luogo, per indicare che è arrivata la fine delle loro attese: Gesù. Respinto dagli Ebrei si rivolge ai pagani, e tra Ebrei convertiti a Gesù e pagani convertiti a Gesù, si attua quella comunità predetta da Gesù.

Gli Ebrei non desistono e portano Paolo in  tribunale. Lì, il buon senso del prefetto Gallione dichiara che i fatti religiosi non  gli competono. Paolo ne esce illeso. Il  Vangelo talvolta è aiutato proprio dalla posizione laica di un qualsiasi burocrate romano.

Finalmente si realizza la salvezza per tutti. Natale, quindi, unione di Dio con l’uomo nella persona di Gesù, ma anche unione tra uomini di origine diversa. Natale come ritrovamento della nostra prima origine: tutti uomini e donne della stessa fattura, oggetti dello stesso amore: l’amore che nel Natale si appalesa.

GCM 10.05.13