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Incarnazione ed Eucarestia

Un effetto dell’incarnazione è l’Eucarestia. Questa prolunga l’incarnazione di Gesù.

Lui divenne uomo, come dicono alcuni, “scendendo” (“disceso dal cielo”, oppure, come si canta popolarmente, “tu scendi dalle stelle”!). L’incarnarsi del Verbo è assumere l’uomo. Unirsi all’uomo è il senso dell’incarnazione.

L’Eucarestia è quasi un completamento dell’unirsi all’uomo, fino a divenire uomo, entrando nel fedele che si comunica. Potremmo dire che nell’Eucarestia, Egli raggiunge il punto più basso dell’incarnazione. Non solo uomo, ma pane per entrare nell’uomo.

L’Eucarestia è sulla linea dell’incarnazione; dell’incarnazione realizza e consuma ogni potenzialità. Io mi trasformo nella ricezione del Verbo, quasi alla stregua di Maria.

Il mio ringraziamento si confonde con l’entusiasmo del Vangelo. Grandi cose fa in noi l’Onnipotente, perché la sua essenza è l’essere Dio.

Tu in me, io in te: è il seme del tripudio. Se il cuore è puro, il tripudio è assicurato. Un tripudio vissuto nel silenzio e nella dolcezza. Nel sorriso e nella sicurezza di una beatificante presenza.

Sono superate le barriere tra l’io e il tu. Barriere che permangono anche nell’intimità donna-uomo, femmina-maschio, dove la stessa carne è la barriera, perfino quando gli spiriti e i cuori sentono all’unisono.

L’incarnazione è essere uomo con e tra uomini. L’Eucarestia è confondersi con l’uomo, annientarsi in lui, per attuare l’unità.

GCM 26.02.13