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Pianto e Risurrezione

La confessione sacramentale può essere vissuta come un sacramento importante, ma chiuso in sé, oppure come un sacramento in relazione.

Il Concilio recente ci ha ricordato che i sacramenti  sono in relazione strettissima con il cuore e con la vita della Chiesa, che è l’Eucarestia. L’Eucarestia, infatti, è la fonte di ogni sacramento, e ogni sacramento è in rapporto dinamico, che fa ritornare all’Eucarestia. Ogni sacramento prepara all’Eucarestia e, contemporaneamente, esplica la forza dell’Eucarestia.

Perciò quando si vive o si parla del sacramento della penitenza, è necessario prima di tutto esaminare come si vive l’Eucarestia stessa: uno dei sacramenti e una ritualità confinata in se stessa, oppure la vita, che pervade la Chiesa?

Se è vita che pervade la Chiesa, quale “tipo” di Eucarestia penetra la Chiesa? Ossia se noi consideriamo l’Eucarestia come un semplice “sacrificio”, essa pervade la Chiesa di sacrificio. Se invece la viviamo come dono del Risorto, che fa vivere la Chiesa, proprio perché risorto e vivo nella Chiesa, allora Eucarestia e sacramenti sono gravidi di Risurrezione.

La “penitenza” è un atto di risurrezione, che non si impernia attorno al peccato e alla penitenza, ma che vive della vita gioiosa di Gesù.

Come conseguenza essa non si arresta nella revisione di una legge (vedi decalogo), ma in una illuminazione del nostro vivere (e dell’eventuale nostro errare) con la luce delle beatitudini.

Le beatitudini indicano la nuova etica espressa da Gesù, esse diventano quadro di riferimento e partecipazione della vita di Gesù.

GCM 13.10.13