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Preghiera 3

Quando Gesù introduce i suoi nella preghiera, li vuole leggeri. Anche per il digiuno li vuole leggeri. Devono sfuggire gli obblighi che costringono, che opprimono. Li invita al suo giogo leggero, al suo peso lieve.

La preghiera deve essere leggera. “Quando pregate, non sprecate parole come i pagani, i quali credono di essere ascoltati a causa del gran numero di parole. Il Padre vostro conosce infatti di quali cose necessitate, prima che gliele chiediate.”

La base interna della preghiera è la fiducia nel Padre. Fiducia nel Padre, e viverci con lui non da schiavi oppressi e costretti, ma da figli che si muovono disinvolti nella casa del Padre, che è appunto il loro Padre.

Mi commuovono sempre i bambini in chiesa, durante la Messa. Gridano, piangono, corrono. Essi si vivono nella libertà di figli. Il loro gridare, il loro piangere, le loro corse sono autentiche preghiere di chi sa di essere a casa propria, perché nella casa del Padre.

Incoscienza? Può anche darsi. Però è più incoscienza la nostra, se le nostre liturgie - sempre opportune e necessarie - trasformano la chiesa in una caserma, in un mortorio dove si evita di sorridere e di cantare, di gridare la fede, di amare. Evidentemente non in modo disordinato, ma neppure con un comportamento ingessato.

Preghiere lievi, amanti, confidenti: sono le preghiere cristiane, preghiere di figli.

E con la leggerezza, la libertà. Perfino una formula liturgica imposta, ci avverte di parlare con il Padre, avendo “la fiducia e la libertà di figli”.

GCM 18.08.12