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Gesù cibo

“Mio Padre vi dona il pane (cibo) dal cielo, quello vero”. Gesù afferma che solo in lui stesso il Padre dona il cibo dal cielo.

Dal cielo, perché “il Verbo divenne carne”. Ma anche perché il pane ricevuto dagli Ebrei nel deserto, veniva da un cielo materiale, mentre il cibo di Gesù viene da un cielo spirituale. Vero, quindi, non perché il cibo mangiato nel deserto non fosse autentico, ma perché il nutrimento adeguato a Dio è di altra specie. Il pane del deserto nutre i corpi, il pane di Cristo nutre l’uomo nella sua dimensione misteriosa eppure realissima.

Questo pane dà la vita al mondo: supera la circostanza di un nutrimento che rifocilla per breve tempo. Il pane di Gesù va al cuore: produce vita. E’ una rinnovata rinascita. Vita non sazietà. E’ quanto Gesù sottolinea alla gente, quando la rimprovera di essersi saziata, ma di non essersi accorta del “segno”.
Il segno che Gesù indica è se stesso, perché “il pane di Dio è colui che scende dal cielo e che dà vita al mondo”.

Mentre nel primo capitolo del suo Vangelo, Giovanni semplicemente afferma: “e il Logos divenne carne”, qui indica quasi un moto da luogo: scende dal cielo. Lì Giovanni intuisce il mistero, qui, rifacendosi alla manna del deserto, sembra descrivere quel divenire uomo. Il divenire uomo è uno scendere dal cielo.

Però questo scendere dal cielo mantiene il suo potere iniziale, perché dà la vita al cosmo. Cioè continua l’opera dell’inizio, quando il cosmo fu fatto mediante lui. Gesù può dare davvero la vita al mondo, perché il mondo esiste grazie a lui.

Fatto cibo, Gesù trova il sistema per farci vivere per sempre, perché lui ci ha creati.

GCM 04.09.12