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Volontà di Dio

Talvolta ho costatato che per molti di noi il fare la volontà di Dio è sentito come una rinuncia, quasi una menomazione della nostra personalità. Credo comunque che nessuno di noi conosca esattamente quale sia la propria personalità, e perciò realmente non sa in che consista la menomazione di essa.

Dicono che far la volontà di Dio è un rinunciare alla nostra volontà. E poi come si potrebbe vivere? Voglio lavorare, voglio aiutare, voglio mangiare, ecc., questo non lo posso più volere. Dio ha donato la volontà di vivere, e dovrei quindi non vivere? Guardate sotto questo aspetto, le cose cadrebbero nell’assurdo. 
C’è in me una volontà di completezza e di benessere, questa è già volontà di Dio. Il compiere liberamente ciò Dio mi indica, è un trovare finalmente tutto me stesso, non disperdermi nei rivoli delle mie passioni, ma indirizzarmi alla completezza del mio esistere e del mio operare.

La volontà di Dio è di quel Dio, che ha deciso la mia vita e vuol completare la mia-sua stessa vita. La mia vita è un prestito di Dio a me, che vuole la restituzione del prestito, per ricuperarlo nell’infinito e nell’eterno. La mia vita è un bagno nel tempo, mentre nuoto verso l’eternità, e la volontà di Dio è il salvagente per mantenermi a galla e sollevarmi nella mia fatica di vivere.

Se di rinuncia si tratta, è una rinuncia alle deviazioni, ai danneggiamenti, che si raccolgono nell’area del peccato, ossia dell’opposizione alla vita autentica.

La paura di fronte alla volontà di Dio, è la stessa paura di fronte al piacere di vivere.

18.09.14