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Conventi democratici


       I frati minori, nascono democratici, perché Francesco li voleva fratelli. Fratello anche i frate provinciale, che Francesco voleva servo di tutti i frati, ossia ministro (vocabolo tanto malmenato da diventare sinonimo di autorità, proprio ciò che era inviso a Francesco).

Una delle occasioni di vivere più intensamente la fraternità era il capitolo. Chi non ricorda il capitolo delle stuoie? Il capitolo continua nella storia la democraticità dei minori. E così fu istituito il capitolo generale (o Pentecoste), e poi il capitolo provinciale, fino al capitolo conventuale, che era, anche durante il fascismo, l’oasi democratica, occhieggiante dentro una politica assolutista.
Il capitolo conventuale è rinnovabile spesso, cioè quando la piccola comunità desidera rafforzare la fraternità democratica, che si nutre di Eucarestia e si attiva nel capitolo.

Talvolta però proprio nel capitolo si scatenano le tensioni, o si erge la divisione tra superiore e frati. Viene in mente la frase di Totò: “Siamo uomini o caporali?”

Eppure le leggi costituzionali e le indicazioni per come intendere e svolgere il capitolo conventuale, sono sante e chiare.
Purtroppo, sebbene in altro senso, anche per le sante leggi, vale la nota frase di Francesco di Sales: “I santi si ammirano, ma non si è obbligati a imitarli”. Si ammirano le norme (forse troppe) ma non si imitano. E tale situazione si addice sia ai caporali che ai marmittoni. Però la grazia di Dio può aiutarci anche in questo.

GCM 18.06.13
NB: Questo articolo fu scritto nel 1013, ma va molto bene rileggerlo oggi.