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Monogamia  

Perché i cristiani, tra le molte forme di matrimonio, hanno congiunto la grazia sacramentale (presenza attiva di Gesù e dello Spirito nella famiglia costituita da uomo, donna, figli) al matrimonio monogamico e indissolubile?

Molti esempi di matrimoni si sono svolti nella storia. Anche nella storia di Israele, il popolo che Dio aveva scelto, era abbastanza ricordato il matrimonio poligamico, a cominciare da Abramo (Sara e Agar). Il cristianesimo ha reso suo il matrimonio monogamico, escludendo quello poligamico e quello omosessuale, come troviamo chiaramente espresso in S. Paolo.

Paolo rifiuta la omosessualità (masculorum cultores), molto usata nella cultura greco-romana. Inoltre per entrare nel novero ecclesiastico delle “vedove”, escludeva le donne che avevano avuto molti mariti.

La necessità della monogamia era già accennata nel Genesi: uomo e donna si uniranno e saranno due in una carne sola.

La rivelazione cristiana parla di unità nella diversità; fonte  di essa è Dio, Trinità. Il Figlio e lo Spirito sono uno nel Padre. Anticamente, come ricorda un autore già prima dell'800, si richiamava la presenza del Figlio nei diaconi e la presenza dello Spirito nelle diaconesse. L'uomo e la donna trovano la loro unità nella Trinità. Perciò Gesù ammonisce: l'uomo non disunisca ciò che Dio ha unito.

Sembra consono davvero con le parole di Gesù e con la potenza trinitaria in noi, che l'unione monogamica e perenne, possa e debba esprimere nella vita umana la bellezza trinitaria. Gesù si scusava (come anche Paolo) di essere celibe, perché egli si sentiva “castrato” per il Regno dei cieli, che solo scusava dal non unirsi a una donna.

27.06.15