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Diritto al Paradiso

Lo Spirito santo è un dono: quando io sarò andato, vi manderò lo Spirito.

Non è un dono, da riporre in una teca di ricordi importanti. È un dono vivo, che sta alla nostra fede il mantenerlo vivo. I doni di Dio, del Dio sempre vivente, non possono morire. Noi soltanto possiamo sottrarci alla sua efficacia.

Uno dei benefici che lo Spirito donato genera in noi è l’eredità. Anzi lui è “caparra della nostra eredità”. L’eredità è la partecipazione alla “gloria” (divinità) di Gesù Cristo.

Esso è caparra. La caparra produce un diritto ad avere la completezza, che è pagata con la nostra morte, per essere sepolti e risuscitati in Gesù. La caparra è un diritto. Lo Spirito Santo donato pone in noi il “diritto” alla vita divina.

Diritto, sicurezza del conseguimento. Diritto quindi al “Paradiso”. Esclusione di ogni titubanza di fronte alla sicurezza del Paradiso.
E il Purgatorio per chi ha fede? È sufficiente pensare che Gesù, con la sua morte “ha pagato il dovuto” per entrare nella gloria. Il nostro morire, partecipazione alla morte di Gesù, è, con lui, “pagare il debito” per entrare nella gloria.

La certezza di noi cristiani, che nello Spirito abbiamo la caparra del Paradiso, passa attraverso la nostra morte, accettata in Gesù, quale ultimo debito saldato, dopo il quale si realizza l’eredità del “cielo”!

Ecco i due aspetti della morte: per l’uomo “fatto di carne” è iattura, che cerca il compenso nel ricordo tra i viventi rimasti in terra, così come vuole il paganesimo. Per i figli della luce è l’ultimo dono di Dio (sorella morte!) per liberarci dalle scorie residuanti dei nostri peccati.

22.08.15