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Rango di figli

Nella lettera di Paolo agli Efesini, mi imbatto in una frase, che spesso risuona in me, e per il suo significato, e per la sua filologia. È il versetto 5 del primo capitolo.

Siamo “predestinati”: lui ci ha prestabiliti alla condizione di figli per mezzo di Gesù Cristo, figli proprio in rapporto a Lui.

La frase sintetica indica la nostra “condizione eterna”. Le realizzazioni create, sono create sincronicamente con la creazione del tempo.

Si tratta di una “predestinazione”. Non c’eravamo e la nostra qualità di figli di Dio era già stabilita. Nasciamo già figli di Dio.

In questo versetto una parola greca (uiothesia) è tradotta in italiano da molti come figliolanza adottiva. Sarebbe come se Dio prima ci creasse neutri e poi ci adottasse. In realtà si tratta di “posizione di figli”. Ossia Dio ci ha posti nel “rango” di figli. Posizione di figli o rango di figli dicono la stessa cosa: essere figli. Questo avviene nello stesso momento (eterno!) in cui il Figlio, Gesù Verbo ominizzato, è stato ”diventato” Figlio. Infatti noi siamo figli “attraverso Gesù”, non attraverso l’azione di Gesù staccata dal suo essere, come se Gesù fosse di qua e la sua opera di là. Tutta la realtà di Gesù è realtà di Figlio, e in quest’unica realtà siamo realizzati da figli.

Non mi garberebbe sentirmi figlio adottato da un Padre adottivo, al quale soltanto in modo fittizio posso dire “Padre nostro”, e quindi vivere in un mentire l’udire Gesù che dice: “Padre mio e Padre vostro”. Qui lo stesso Padre è il Padre di tutti, sebbene solo Gesù è detto “Figlio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto”. Gesù però è convinto che tale compiacimento è esteso a tutti i figli, poiché “Il Padre vi ama!”.

17.08.15