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Strappare dalla Chiesa

Sappiamo che chi afferma “Cristo sì, Chiesa no”, non ha neppure Cristo. È quanto è toccato a più di un pensatore. Infatti chi pronuncia questa frase, si pone come giudice al di fori della Chiesa. Cristo però è talmente uno con la Chiesa, da renderla “suo corpo” come riafferma S. Paolo. La frase può esser pronunciata solo da chi si illude di… saperla più lunga di Gesù.
Così non si onora Cristo, perché lo si strazia e lo si spacca.

Non strapparmi Gesù, non dividermi da lui, strappandomi dalla Chiesa. Io so – perché ci vivo dentro – che questa Chiesa non è così bella, come  il suo “Sposo” la vuole, e con lui anch’io la vorrei. Io soffro costatando la mia Chiesa peccatrice, e io in essa peccatore. Se soffro io, quale sofferenza patisce lo “Sposo” Gesù? Però sono anche convinto che Gesù è stato mandato a salvare i peccatori, tra i quali “io sono il peggiore” – come dice Paolo, che aveva perseguitato Gesù nella sua Chiesa.

Quel Gesù, sofferente nella sua Chiesa, che rimprovera Paolo: “Perché perseguiti me?”.

Quando si scinde Cristo da noi, sua Chiesa, si addolora Cristo, che continua a purificare e a riabbellire quotidianamente la sua Chiesa, con una purificazione continua, rinnovata ogni giorno. Gesù e il Padre e lo Spirito non si stancano mai di perdonarci e di purificarci. È la cocciutaggine dell’amore, che non soltanto immagina di vedere bella la sua Chiesa, ma ogni giorno la rende davvero bella, la pulisce, la eleva a sé, deificandola. E non si tratta di una Chiesa eterea, ma di questa Chiesa, di noi Chiesa, noi ancora esposti “alla tentazione”.

17.02.14