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Obbligo d’amare  

S. Paolo ci dice: Non esiste nessun debito tra i cristiani, se non quello della carità. Solo la carità, l’amore, sono dovuti, sono un obbligo.

Ci vuol poco per coglierne la bellezza, eppure anche la contraddizione. Infatti l’amore è donarsi, è libertà: come mai esso diventa qualche cosa di dovuto? Eppure senza amore non si vive, tra di noi, l’amore di Dio infuso nel nostro cuore.

Nelle nostre azioni è presente l’amore, dalle nostre azioni deve trasparire il nostro amore. Purtroppo spesso l’amore in noi prende la funesta direzione dell’amor proprio. L’amor proprio ostacola l’amore al Padre e ai fratelli. E questa iattura la sperimentiamo quotidianamente.

Mi sovviene, per esempio, la predicazione, una delle mie attività rinnovate. Predico per amore, ossia per giovare a chi mi ascolta? Oppure la predicazione è un uso, un obbligo, una consuetudine, o una fiera delle mie vanità? Parlare ai miei fratelli, soltanto con l’intento di costruire assieme l’amore di Dio e la salvezza. Parlare per elevarci tutti alla gioia, per confortare i deboli, per sollecitarci all’essenziale.

A riscontro c’è la reciprocità. Io riesco a parlare per amore (almeno qualche volta!), ma l’obbligo di amare sta anche in chi mi sta di fronte. Mi ascolta con amore, con l’obbligo di amarmi?
Ricordo le prediche da me ascoltate, quando mi dicevo: “La smetterà una buona volta”. Non mi correva il bisogno di sorridergli, di guardarlo con simpatia quando lui non sapeva come trovare il sentiero per l’uscita?

Amore di chi parla, un amore alimentato da chi ascolta. È un’esperienza esaltante.

07.09.14