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Nostri e non nostri?

Chi non è contro di noi, è con noi o per noi. Così Gesù esprime la propria universalità di Salvatore. L’ovile è unico per le pecore già avvinte a Gesù, e per quelle che si lasceranno avvincere da Gesù. La chiesa cattolica non è un fortezza, che separa quelli che sono fuori, da quelli che sono dentro. La chiesa è il gruppo di coloro, che, parlando di Gesù, fanno sentire la dolcezza di essere, coscientemente e deliberatamente, “suoi”.

Paolo ci indica una verità: chi vive secondo la “legge” (di Cristo che è legge di libertà) è giustificato per mezzo della legge. Tuttavia chi non conosce la legge, ma vive secondo le opere di quella legge, diventa egli stesso legge nel suo cuore, legge quindi che salva.

L’uomo che guarisce nel nome di Cristo, pur non essendo nel numero di quelli che Cristo ha incaricato a guarire, è già di Cristo e possiede nel suo cuore l’appartenenza a Cristo.

In altre parole, si può essere di Cristo, anche al di fuori della sua chiesa, se questa è vissuta non “seguace del Verbo”, ma religione.

Qui si presenta la domanda, oggi peregrina domani essenziale: si può essere di Cristo anche se si pratica una “religione non cristiana”? O anche: se in ogni religione si opera in modo simile a quello di Gesù, Cristo vi è già presente?

In realtà gli uomini e le donne si uniscono nella salvezza, pur nelle mille diversità di religioni, attraverso l’unico Gesù.

Il mondo si avvia a un’era (che io non vedrò), nella quale esso sarà diviso in due gruppi: credenti (anche in modi diversi) e non credenti (nella separazione tra miscredenti, atei, cinici, ecc.). e tra i credenti si realizzerà un’osmosi di doni, il più grande dei quali sarà sempre Gesù.

 27.09.15