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Errore e misericordia

Il non aver tendenza omosessuale, mi abilita a essere il condannante degli omosessuali?

Per ogni cosa che è o che mi appare sbagliata, mi ritorna chiara la parola dell’Apostolo: “Chi sei tu per giudicare gli altri?”. Costatare è verità, condannare è orgoglio.

Del resto, chi erra si è già condannato da se stesso, perché l’errore è una condanna. E l’omosessualità è un errore, è già una condanna, a iniziare dalla condanna alla sterilità.

Eppure io non posso condannare. Eventualmente, al dire del Vangelo, è la Parola che condanna.

Se la costatazione di un fatto mi conduce a scoprire una deviazione, gli esiti sono tre: disinteresse, condanna, misericordia. La scelta va fatta tra questi tre atteggiamenti. Il disinteresse è figlio dell’egoismo. La condanna delle persone, è orgoglio. La misericordia, e le conseguenze pratiche della misericordia è da figli di Dio.

La misericordia non conduce a riconoscere che l’errore non sia un errore. Anzi, posso usare misericordia proprio dove scopro che ci sia errore.

Però il non facile problema è accertarsi che l’errore sia veramente un errore, e che quindi la misericordia sia autentica misericordia verso di noi stessi e verso gli altri. L’unico criterio di giudizio non può essere la mia personale sensibilità, né il criterio etico di un sistema filosofico o, peggio, di una legislazione umana, frutto di compromessi e di passioni, ma il Vangelo di chi mi assicura che cielo e terra passeranno, ma non le sue parole, no!... Ed è il Risorto!

18.08.16