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Macerie o speranza?

   
       Il risultato è frutto del metodo: un dolore diffuso. Infatti non si tratta della caduta di un mito, ma del frantumarsi di un riferimento, concreto, vitale.

Lo smarrimento, provocato nei frati (che comunque in qualche modo si salvano) e nella gente, che resta (cito parole vere) costernata, impietrita, smarrita, irritata, è smarrimento che penetra le radici.

È vero che Dio sana tutto. Sana gli Ebrei richiamandoli dall’esilio, sana la morte del Figlio, regalando a lui a noi la Risurrezione. Dio sana, non produce dolore. Gli uomini fanno soffrire, perfino quando pretendono di essere “potenti in nome di Dio”.

Oltre la disfatta delle sensibilità, si prospetta la distruzione di opere costruite mattone su mattone in novant’anni di lavoro, sforzo, intelligenze e fatica. Dalle distruzioni provocate da Napoleone, si è giunti a una distruzione fisico-morale, dalla quale la seconda guerra mondiale, a beffa dei bombardamenti, aveva risparmiato S. Lorenzo.

Su questa rovina prossima e già annunciata, può ancora distendersi la nostra speranza? Una speranza viva, che possa far ripartire. Oppure tutto si accascerà, come un subire un destino?

Ci sono elementi visibili di speranza, ricordando che il cristiano è l’uomo della speranza? Dal male, può Dio ancora ricavare il bene? Quale? Il bene dell’abbandono allo scorrere impietoso delle cose, o un bene della fiducia che riprende un cammino? In un mondo distruttivo, quale è la nuova grazia di Dio, il vero Padre?

19.09.16