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Adattamento 

Osservando e ascoltando a lungo i canti sacri, o quelli liturgici, si scoprono chiaramente due tendenze: alcuni hanno un testo che si adatta a una musica; altri hanno la musica che si adatta a un testo, per interpretarlo e, spesso, esaltarlo.

Il primo modo, ossia la prima tendenza bada più all’estetica musicale, il secondo tende di più all’esprimere la pietà. La rinforza.

La prima tendenza si bea della musica, e, spesso, le appiccica testi lagrimevoli, con aggettivi inutili ma necessari a coprire tutte le note. Il dramma aumenta quando è necessario tradurre un testo, mantenendo l’annotazione originale.

La soluzione è: musica nuova su testi nuovi. È la soluzione adoperata da P. Davide Turoldo e Passoni. Soluzione che mantiene il sapore della situazione originale e rispetta la sensibilità presente.

La prima maniera era ampiamente usata nel ‘700 e dopo. Il movimento ceciliano ha cercato di usare il secondo movimento liturgico.

Le messe di Mozart, in realtà, non erano messe, ma concerti, nei quali il testo era assorbito nella musica, per altro bellissima. Oggi il celebrare una messa, utilizzando la musica di Mozart è una “stonatura” liturgica, perché la gente ascolta, ma non partecipa. Oggi le messe di Mozart o di Vivaldi o altre, sono adatte a un concerto “con” testo sacro, ma lontane dalla liturgia. In realtà non si tratta di musica liturgica.

Perfino la musica “sacra” delle messe settecentesche riprodotte in una chiesa non sono “sacre”, ma semplice spettacolo.

19.05.16