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Il nostro fariseo e il nostro pubblicano  

La duplice preghiera: di preghiera davvero si tratta: quella del fariseo e quella del pubblicano. Preghiera che sgorga da due sicurezze: quella di essere giusti, e quella di essere peccatori. Gesù predilige la preghiera del peccatore. Non perché è peccatore, ma perché invoca misericordia.

Preghiera con vanto, preghiera con pianto. E poi la preghiera della riconoscenza: la gioia dell’essere perdonati, giustificati. La preghiera del peccatore perdonato è riconoscente: gioia non per la gloria di ciò che siamo, ma per ciò che siamo diventati dopo che la misericordia di Dio ci ha giustificati.

In noi albergano il fariseo e il pubblicano: più allarghiamo lo spazio del pubblicano, più si rastrema lo spazio del fariseo.

Il fariseo, quello che è a posto, è sempre operante. Riceviamo un’offesa (l’occasione non è rara), ed ecco ci inalberiamo, perché siamo giusti e non meritiamo offese. La TV parla quotidianamente di furti, di stupri, di pedofilia clericale, di…; ma noi non siamo di quel tipo, anche perché la pedofilia non clericale è un vanto, non una macchia. Noi siamo cristiani cattolici, non siamo come i protestanti e come i musulmani.

Per dono di Dio, talvolta fa capolino in noi il pubblicano, quello che sbaglia, che pecca oggi e ha peccato nel passato, quello che pretende di essere qualcuno e poi, per grazia di Dio, anche a causa di qualche peccato, si pente e domanda perdono a Dio.

Allora non ci importa molto della nostra onorabilità, ma ci vediamo poveri, bisognosi di misericordia, proprio come il Padre ci vede, e, vedendoci, si avvicina alla nostra povertà riconosciuta, sofferta, e offerta alla bontà di Dio. Ci si batte il petto e ci scopriamo giustificati: peccatori perdonati.

05.03.16