HOME

Home > ITINERARIO e PSICOLOGIA > Articoli 2016 > In cielo, ora, qui 

In cielo, ora, qui 

Una verità, che ci fa trascendere di stupore, è riferita nella lettera di Paolo agli Efesini (2, 6). Dio ci ha riportato alla vita assieme con il Cristo. Anzi, essendo stati salvati con un dono, ci ha “risuscitati [insieme con lui] e ci ha fatto sedere assieme con lui nelle regioni celesti, in Cristo Gesù”. Gesù risuscitato è già noi risuscitati e noi alzati con lui in cielo.

Gesù non è più solo lui, ma noi tutti siamo lui, e lui è noi. La vita beata, dato un legame viscerale tra noi e Gesù, non è solamente sua, ma è anche già nostra.

Questo nostro stato beatificato e indiato, non è atteso soltanto, ma è già in atto. Questo è sbalorditivo, sebbene non lo percepiamo con i nostri sensi. Questo stato può essere vissuto e goduto non dai sensi, ma dalla fede.

Talvolta, per mero dono di Dio, abbiamo la grazia di intuirlo nella gioia, quando si vive in uno stato che non si può non dico descrivere, ma neppure “annusare”. Paolo parla di una elevazione al terzo e quarto cielo, dove si odono parole arcane.

Evidentemente questa esperienza non è per nulla assimilabile agli stati particolari di pre-morte. In questi stati immagini presenze e parole, sono simili o ripetitive di sensazioni già provate, e poi riedite in situazioni nuove. L'esperienza di Paolo lo porta a udire parole “arcane” non ripetitibili.

Questo nostro essere nell'alto, nella persona di Gesù, è uno stato profondo, non raggiungibile da parole, è oltre il più profondo dell'inconscio.

Sembra un assurdo, una fantasia esasperata, e invece è la nostra vita reale quotidiana. Nostra conversatio est in coelis: il nostro trascorrere le giornate è già un camminare “in alto”.

12.06.15