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Morti un tempo

Sulla lettera agli Efesini siamo arrivati al capitolo secondo.

Dopo la contemplazione entusiastica sulla grandiosa opera di Dio nel Cristo, e dopo la preghiera di Paolo per il dono di Dio sui suoi cristiani, ora Paolo abbassa l’occhio e vede la nuova condizione “umana” dopo il dono della persona di Gesù agli uomini.

Il tema si svolge guardando un prima e un dopo, riguardo all’opera di Gesù tra i credenti. In questo sguardo riconoscente Paolo vive la propria avventura, e ne riconosce la stessa avventura tra i cristiani.

“E voi che eravate cadaveri per le trasgressioni e per i vostri peccati, nei quali eravate un tempo secondo l’evolversi di questo mondo, secondo il dominatore del potere dello spirito dell’aria… (2, 1-2).

Come si nota, Paolo va giù di brutto. Le frasi sono drammatiche, angoscianti. Il ricordo di un passato dannato brucia.

Notiamo che peccati e trasgressioni rendono cadaveri gli uomini. La pretesa di sentirsi più vivi grazie alla libertà delle trasgressioni e del peccato, è un incunearsi anzitempo nel sepolcro.

Questo incunearsi dentro il sepolcro è dovuto perché sospinti dallo spirito del mondo. Cade nella morte chi si lascia andare allo spirito del mondo, ossia alla mentalità corrente, che dimentica il senso di Dio. È la condanna esplicita del “fanno tutti così!”. La condanna non è perché fanno tutti, ma perché la mentalità mondana è manipolata dallo spirito che si infiltra nell’aria. Il grave è che “quello spirito che adesso opera tra gli uomini ribelli”. Questo è un avvertimento. Operò in voi un tempo, tuttavia bisogna porre attenzione, perché può di nuovo infiltrarsi non solo nel mondo, dove domina, ma anche tra i salvati in Cristo.

26.08.15