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Passato: trappola o risorsa

Il passato può aiutarci come stimolo e può anche appesantirci come gabbia.

Per essere stimolo, il passato non può mai essere negato, e, per quanto possibile, si deve scoprire in esso le dinamiche che sottostanno ai comportamenti e ai sentimenti vissuti.

Decifrato il passato, si può vedere poi come servirsene: se costruttivamente o distruttivamente.

La costruzione si allarga su molti atteggiamenti. Per esempio, il pentimento e l’umiliazione al pentimento connessa. Il pentirsi è un’azione positiva, costruttiva, perché ci rimette sulla retta posizione. Il pentirci presuppone il nostro aver riabbracciata la “verità”. Ci si pente del male, perché oggi abbiamo scelto di nuovo il bene: azione costruttiva.

C’è un pentimento distruttivo ed è quello che si logora nella “rabbia” per ciò che abbiamo commesso, e che neghiamo ci appartenga.

Altro modo distruttivo di considerare il passato, nostro o degli altri, è quello di considerare il male, personale e sociale, come ineludibile. Tutto è sbagliato e non si può far nulla né per guarire noi stessi, né per migliorare l’ambiente. Caduta nel pessimismo o nello scrupolo.

Un modo falsamente costruttivo di considerare il passato, è bene descritto da una frase latina: “post factum lauda”: va sempre bene ciò che hai compiuto.

Per noi il passato è sempre un dono di Dio, che per strade alterne ci ha portato al presente. Il presente ci offre, tra l’altro, anche la possibilità di sfruttare i risultati del passato, moltiplicandoli o correggendoli, lodando per il bene che Dio ci ha fatto, e pentendoci per il male che noi abbiamo commesso.                

GCM 10.09.12